Sviluppi dell’informazione radiofonica in Italia a partire dal 1930

A partire dagli anni ’30, l’informazione radiofonica in Italia subì una significativa evoluzione. La radio, inizialmente considerata un mezzo di intrattenimento e propaganda, iniziò a strutturare notiziari organizzati e ad aumentare la frequenza delle trasmissioni informative. Questo sviluppo influenzò il rapporto tra la radio e i quotidiani, modificando il panorama mediatico italiano dell’epoca.

L’organizzazione dei notiziari radiofonici negli anni ’30

Nel 1930, al giornalismo della carta stampata si affiancò il giornalismo radiofonico. Da questo momento, i notiziari dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) assunsero la veste ufficiale del Giornale Radio , diventando appuntamenti regolari per gli ascoltatori. Le diffusioni radiofoniche furono sottoposte al controllo di un’apposita Commissione di Vigilanza, istituita per supervisionare i contenuti trasmessi.

A partire dal 1930, vennero trasmesse tre edizioni al giorno dalle stazioni del Nord e altrettante da quelle del Sud, a orari sfalsati, garantendo una copertura informativa più ampia durante la giornata. Il Giornale Radio aveva una durata variabile da dieci minuti a mezz’ora, permettendo di fornire notizie sia sintetiche sia più dettagliate. Nel 1935, con la creazione di un’unica redazione guidata da Antonio Piccone Stella e con sede a Roma, furono introdotte nuove edizioni del Giornale Radio alle ore 13:00 e 13:50. Questa centralizzazione della redazione consentì una maggiore uniformità e coerenza nelle notizie trasmesse, rafforzando il ruolo della radio come fonte informativa affidabile.

Aumento della frequenza dei notiziari e dati statistici

Il genere informativo si andò lentamente affermando, fino ad occupare poco più del 20% delle ore totali di programmazione. L’aumento della frequenza dei notiziari rispondeva alla crescente domanda di informazione da parte del pubblico e alla volontà del regime fascista di utilizzare la radio come strumento di comunicazione di massa.

Parallelamente all’espansione dei notiziari, si registrerà un notevole incremento degli abbonamenti alla radio. Nel 1927 , gli abbonamenti erano solo 41.000; quattro anni dopo, nel 1931, salirono a 241.000. Nel 1936 raggiunsero quota 700.000, nel 1938 sfiorarono il milione e nel 1943 arrivarono a 1,8 milioni. Questa tendenza evidenziava la rapida diffusione della radio nelle case degli italiani. Nel contesto europeo, nello stesso periodo, la Germania contava 14 milioni di abbonati e l’ Inghilterra 9 milioni. Sebbene l’Italia avesse numeri inferiori rispetto a questi paesi, la crescita esponenziale degli abbonamenti indicava un interesse sempre maggiore per il mezzo radiofonico.

Formazione dei professionisti della radiofonia

Lo sviluppo della radio parlata portò con sé alcune domande che l’ente concessionario si trovò a dover affrontare. Il problema primario riguardava la formazione dei radiocronisti. Era necessario disporre di esperti preparati e capaci di sfruttare la fantasia degli ascoltatori per costruire immagini visive attraverso le parole, suscitando emozione e dando la sensazione di partecipare agli avvenimenti in prima persona.

A tale scopo, nel 1933 fu creato il Centro Radiofonico Sperimentale, con l’obiettivo di preparare professionisti della radiofonia competenti sia sul piano espressivo sia su quello tecnico. Il Centro si proponeva di formare radiocronisti, annunciatori e registi, figure fondamentali per la qualità delle trasmissioni. L’istituzione di questa scuola rientrava nella vasta azione di politica formativa nel settore dei media perseguita dallo Stato fascista. Non va dimenticato che la prima scuola professionale di giornalismo, nata a Roma nel 1930, sorse proprio per volontà del regime, che puntava molto sulla formazione professionale nell’ottica di una spinta al progresso e al controllo dell’informazione.

Rapporto con i quotidiani

L’aumento della frequenza e l’organizzazione dei notiziari radiofonici influenzarono il rapporto tra la radio ei quotidiani. La radio iniziava a competere con i giornali nella tempestività dell’informazione, potendo aggiornare il pubblico in tempo reale su eventi di rilievo. Tuttavia, i quotidiani continuarono a svolgere un ruolo centrale nell’approfondimento delle notizie e nell’analisi degli eventi.

Il regime fascista incoraggiava una certa complementarità tra i due mezzi, utilizzando sia la stampa sia la radio per diffondere la propaganda ufficiale. I contenuti dei notiziari radiofonici erano spesso basati su comunicazioni stampa e informazioni fornite dalle agenzie controllate dal governo. In alcuni casi, i giornali pubblicavano trascrizioni o riassunti dei discorsi trasmessi alla radio, rafforzando il messaggio propagandistico.

La radio come strumento nelle strategie del regime

Il potenziamento del Giornale Radio e la creazione di una scuola di preparazione per professionisti della radiofonia erano sintomi evidenti che, in quegli anni, l’interesse per la radiofonia e per le sue potenzialità stava crescendo sempre di più. La radio assume una posizione decisiva all’interno del sistema dei mezzi di informazione, raggiungendo una certa maturità come mezzo di comunicazione di massa e conquistando una funzione di primo ordine nelle strategie del regime.

Lo strumento radiofonico venne utilizzato dal fascismo con consapevolezza per imprimere un nuovo impulso alla propria politica. La capacità della radio di raggiungere rapidamente un vasto pubblico e di influenzare l’opinione pubblica la ricerca di un mezzo ideale per la propaganda e per il rafforzamento dell’identità nazionale promossa dal regime.

Conclusione

Negli anni ’30, l’informazione radiofonica in Italia si sviluppò in modo significativo, con l’introduzione di notiziari organizzati, l’aumento della loro frequenza e l’investimento nella formazione di professionisti della radiofonia. Questo sviluppo ha influenzato il rapporto con la quotidianità, creando una dinamica di competizione e complementarità. La radio divenne un mezzo fondamentale per la diffusione delle notizie e per le strategie comunicative del regime fascista.

L’evoluzione dell’informazione radiofonica contribuì a trasformare il panorama mediatico italiano, preparando il terreno per il pluralismo e la diversificazione dei media che sarebbero emersi negli anni successivi. La radio, con la sua capacità di raggiungere rapidamente un vasto pubblico, rimane ancora oggi un mezzo importante nell’ecosistema dell’informazione.

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