Il sistema dialettico

Lo spirito è coscienza, libertà, perché in lui coincidono il principio e la fine. E’ bensì vero che anche lo spirito, come il germe della natura, dopo essersi fatto un altro, si raccoglie nuovamente ad unità; ma in esso ciò che è in sé diventa per lo spirito ed egli diventa così per sé. Invece il frutto e il nuovo seme contenuto in esso non diventano per il germe primitivo, bensì soltanto per noi. Al contrario nello spirito non solo entrambi i momenti sono in sé la stessa natura, ma si verifica in essi un essere per l’altro e, appunto per questo, un essere per sé. Ciò per cui l’altro è, è uguale a quell’altro; solo così lo spirito è conciliato con sé nel suo altro. Lo svolgimento dello spirito risiede dunque nel fatto che egli, mentre si estrinseca e si scinde, contemporaneamente torna a se stesso.

Questa conciliazione con sé dello spirito, questo suo tornare a se stesso può essere considerato come il suo scopo supremo e assoluto: ciò soltanto egli vuole e null’altro. Tutto ciò che avviene, che avviene eternamente in cielo e sulla terra, la vita di Dio e tutto ciò che si compie nel tempo, tende soltanto allo scopo che lo spirito conosca se stesso, che faccia di sé il proprio oggetto, che diventi per se stesso, che si concili con sé. Egli è sdoppiamento, alienazione, ma solo al fine di poter trovare se stesso e di poter ritornare a sé. Solo questa è autentica libertà: giacché è libero solo ciò che non si riferisce ad altro, né dipende da altro. E lo spirito, mentre torna a se stesso, ottiene appunto di essere libero. Solo qui vi è autentico possesso di se stesso, vera e autentica convinzione: in ogni altra cosa che non sia pensiero, lo spirito non raggiunge tale libertà.

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Quanto allo svolgimento, ci si può chiedere: che cosa si svolge? che cosa è il suo contenuto assoluto? Giacché lo svolgimento si rappresenta in genere come un’attività formale, senza contenuto. Ma l’azione non ha altra determinazione che l’attività; e il carattere generale del contenuto già si determina attraverso essa. Poiché i momenti dell’attività sono l’essere in sé e l’essere per sé: l’azione consiste nel contenere in sé questi momenti distinti. L’atto è tuttavia essenzialmente unico e proprio: questa unità dei due momenti differenti costituisce il concreto. Non soltanto l’azione è concreta, ma lo è anche l’in sé, il soggetto dell’attività, quello che inizia; il prodotto è altrettanto concreto quanto l’attività e il soggetto cominciante. Il corso dello svolgimento costituisce anche il contenuto, l’Idea stessa, la quale appunto consiste nel fatto che v’è l’un opposto e v’è l’altro, ma entrambi sono una cosa sola; essa è il terzo, poiché l’uno è nell’altro restando sempre in sé, non fuori di sé.

E’ un comune pregiudizio l’opinione che la scienza filosofica abbia soltanto a che fare con astrazioni, con vuote generalità, mentre invece l’intuizione, la nostra autocoscienza empirica, il sentimento di noi stessi, il senso della vita, sarebbero invece il concreto in sé, la ricchezza di ciò che è determinato in sé. In realtà la filosofia vive nell’ambito del pensiero; essa quindi ha a che fare con universalità: il suo contenuto è astratto, però solo secondo la forma, secondo l’elemento; mentre invece l’Idea in se stessa è essenzialmente concreta, poiché essa è l’unità di determinazioni differenti. Proprio in questo la conoscenza razionale differisce dalla pura conoscenza intellettualistica; ed è appunto compito della filosofia il dimostrare, contro l’intelletto, che il vero e l’Idea non consistono in vuote generalità, bensì in un universale, che è in se stesso il particolare, il determinato. Se il vero è astratto, esso non è vero. La sana ragione umana, il buon senso, mira solo al concreto; soltanto la riflessione dell’intelletto forma una teoria astratta, priva di verità, giusta soltanto nel cervello ed inoltre impraticabile; la filosofia è quanto mai nemica dell’astratto e riconduce al concreto.

L’Idea è in se stessa concreta nel suo contenuto ed è così concreta in sé, che è suo interesse rendere per lei ciò che essa è in sé. Se mettiamo in relazione il concetto del concreto con quello dello svolgimento, abbiamo il movimento del concreto. Essendo l’in sé già concreto in se stesso e poiché noi poniamo solo ciò che già esiste in sé, si aggiunge solo la nuova forma, per cui ora appare distinto ciò che prima era racchiuso nell’unità originaria. Il concreto deve diventare per sé: esso è differente solo in sé, in quanto non è ancora posto come distinto, bensì è ancora nell’unità (e questa contraddice la distinzione). Il concreto è dunque semplice e insieme diverso. Questa sua contraddizione interiore è proprio ciò che stimola allo svolgimento. Attraverso essa la differenza giunge all’esistenza. Ma anche alla differenza viene riconosciuto il suo diritto. Esso consiste nell’essere riassorbita e quindi superata: poiché la sua verità è solo d’essere nell’unità. Questa è la vitalità, tanto quella naturale quanto quella dell’Idea, delle spirito in sé. se l’Idea fosse astratta (come invece non è), essa sarebbe soltanto l’essenza suprema, della quale non si può dire null’altro; ma questo Dio è un prodotto dell’intellettualismo del mondo moderno. Il vero Dio è invece movimento, processo, ma contemporaneamente quiete. La differenza consiste solo nel fatto che è il passaggio alla piena, concreta unità.

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Il terzo momento, il frutto dello svolgimento, è il risultato del movimento; ma in quanto è risultato di un dato grado di sviluppo, così è come l’ultimo di questi gradi, e insieme è il punto di partenza e il primo termine di un altro grado si sviluppo. Goethe dice giustamente in qualche luogo: “ciò che è formato diventa sempre nuovamente materia”. La materia, che è già stata plasmata e possiede una forma, diventa materia per una nuove forma. Lo spirito si ripiega su se stesso e si rende oggetto a se stesso e la direzione del suo pensiero sopra di sé gli dà la forma e la determinazione del pensiero. Il concetto in cui lo spirito si è compreso e che è la sua stessa natura, questa sua formazione, questo suo essere, nuovamente separato da lui, egli se lo rende ancora proprio oggetto e dirige nuovamente verso esso la sua attività. Così questo movimento, in quanto è concreto, forma una serie di svolgimenti, che non deve essere concepita come una linea retta verso un infinito astratto, bensì come un circolo che ritorna su di sé. Questo circolo ha alla sua periferia una grande quantità di circoli, il cui insieme costituisce una grande serie di svolgimenti, che si volgono su se stessi.

Dopo aver spiegato e illustrato così in generale la natura del concreto, aggiungo quanto al suo significato che il vero, così determinato in se stesso, ha la tendenza a svilupparsi. Soltanto ciò che è vivo, ciò che è spirituale si muove in se stesso, si sviluppa. Perciò l’Idea, in quanto è concreta e si svolge in se stessa, è un sistema organico, una totalità, che contiene in sé molti gradi e momenti. La filosofia è appunto per sé la conoscenza di questo svolgimento e, in quanto è pensiero concettuale, è essa stessa questo svolgimento pensante: quanto più questo svolgimento è rigoroso, tanto più perfetta è la filosofia.

Hegel, Introduzione alla storia della filosofia

 

 

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