La caverna iniziatica

«E se non fosse stato uno di quelli che glorificano il Signore, sarebbe rimasto nel ventre del pesce fino al giorno della resurrezione. Lo rigettammo debole  come un infante, sulla terra nuda.» (Cor. 37,143-145).

Il simbolismo della caverna viene proposto più volte nel Corano e ricorre anche in altre tradizioni. Nella trattazione che svilupperò qui di seguito, cercherò di evidenziarne alcuni significati, di interesse per il lavoro iniziatico.

La caverna è un luogo coperto e nascosto agli occhi: essa è collocata sottoterra, circostanza che la accosta già a un primo esame all’idea della morte e della conseguente sepoltura. È un luogo a cui è difficile accedere: la sua collocazione nel sottosuolo la rende nascosta ai più; inoltre, la sua entrata può essere mascherata – come nel caso della tela del ragno che proteggeva la caverna in cui il Profeta dell’Islam (sA’ws) si era rifugiato – o ostruita da una pietra. A volte, tali ostacoli vengono simbolizzati con un labirinto che, se percorso fino in fondo, porta all’ingresso. Il labirinto rappresenta una prova difficile da superare (si pensi a Teseo che vi accede per uccidere il Minotauro), ma allo stesso tempo è simbolo del lungo viaggio e del pellegrinaggio; infatti, nel medioevo, percorrere il labirinto tracciato sul pavimento di certe chiese era sostitutivo del pellegrinaggio in Terra Santa, per coloro che non potessero compierlo.

La caverna come meta posta alla fine del labirinto rappresenta forse il centro spirituale, verso cui tende il pellegrino? A conferma di questa ipotesi, dell’accostamento caverna- centro, è l’associazione che si può fare fra caverna e cuore. L’espressione “caverna del cuore”, che indica la cavità insita al centro del petto, è identificata nei testi hindu come sede del principio divino nell’uomo; essa rappresenta quindi il centro spirituale dell’individuo. Tale identificazione è d’altronde perfettamente rispondente a quanto troviamo nell’islam e nelle pratiche delle confraternite sufi, in cui il dhikru-l qalb, la rammemorazione di Dio nel proprio cuore, è pratica tipica.

La corrispondenza della caverna con il centro spirituale si può facilmente trasporre, dall’ambito individuale, a un livello più generale: in questo caso, essa rappresenta la Via iniziatica. La Via iniziatica, o tariqa in arabo, è il percorso che porta al centro non solo dell’uomo, ma del cosmo a cui l’uomo si conforma, fino all’identificazione con il Principio stesso; anche il pellegrinaggio, a cui abbiamo accennato in tema di labirinto, è un viaggio al centro. Diciamo però che, posto a guardia e protezione dell’ingresso, il labirinto rappresenta uno stadio che precede la via vera e propria: esso costituisce le prove iniziatiche, che allo stesso tempo costituiscono un ostacolo per chi non è in grado di oltrepassarlo, e qualificano chi le supera come degno di accedere.

Continuando con lo sviluppo del tema, l’accesso alla caverna corrisponde dunque al rito di iniziazione; d’altronde, il termine stesso “iniziazione”, nella sua derivazione dal latino in – ire, contiene proprio il concetto di accesso. Questo accesso è un addio al mondo profano; almeno, così spera l’iniziato: egli simbolicamente muore al mondo, ma questa morte coincide con la sua seconda nascita. Per l’iniziato, la luce esterna e le tenebre della sua notte interiore subiscono quindi un ribaltamento: l’esterno è il luogo delle tenebre, il luogo dell’errare di chi si è perso nel labirinto; l’interno della caverna è invece il luogo in cui cercare la luce. A tal proposito, il versetto della luce (Corano, 24:35) dice che la luce di Allah assomiglia a “una nicchia in cui è una lampada”, che arde di un olio “che brilla anche se il fuoco non lo tocca”. La caverna, illuminata interiormente, è autonoma dal mondo esterno: essa è immagine del cosmo, che tutto vi si riflette nella metà superiore e in quella inferiore. Essendo immagine del Cosmo, ossia della manifestazione ordinata, in essa vi si riflettono le leggi che presiedono a questo ordine, leggi con cui è dunque possibile entrare in contatto. A differenza di chi si trova nelle tenebre esterne, dunque, l’iniziato potrà cercare di comprendere queste leggi e parteciparne attivamente, anziché patirle. Si osserva, a proposito dell’essere la caverna un cosmo, che un parallelo può essere costituito con la loggia massonica. La corrispondenza con la caverna non è tale da assimilare i due concetti, ma anche la loggia è illuminata interiormente e in essa i lavori si svolgono “al coperto”.

Definita come luogo dove avviene la seconda nascita, nella caverna si compirà l’evoluzione spirituale fino alla realizzazione dei piccoli misteri, ovvero la rigenerazione psichica che realizza appieno le possibilità dell’individuo nell’ambito sottile della manifestazione. Realizzati i piccoli misteri, il percorso non è però ultimato: coerentemente con la tradizione del sufismo, ma anche delle altre vie iniziatiche complete, l’uomo che ha realizzato in sé lo “stato primordiale”, una volta reintegrato attivamente nella pienezza delle proprie facoltà, cercherà l’uscita dall’ambito umano per raggiungere la permanenza nel Principio Supremo: la realizzazione dei grandi misteri. L’iniziazione ai grandi misteri, coerentemente col simbolismo finora adottato, comporterà una seconda morte e una terza nascita. Tale nascita dovrà corrispondere all’uscita dalla caverna: se la caverna è un cosmo completo, i grandi misteri sono al di là di ogni manifestazione del cosmo; da questa prospettiva, la caverna, che era il luogo della vita rispetto al mondo esterno per il quale è avvenuta la prima morte, tornerà ad acquisire dunque il ruolo di sepolcro: il sepolcro da cui l’iniziato deve ora uscire per realizzarsi completamente. L’uscita per cui passerà l’iniziato non sarà però la stessa da cui è entrato; egli infatti non torna al mondo profano: si accorgerà che il luogo in cui si trova, che appariva illuminato rispetto alle tenebre esterne, in realtà non lo è di luce propria. La luce che vede è solo il riflesso della vera luce che entra nella caverna con un raggio proveniente dall’alto, dal centro del cielo che si riflette sulla volta. Essendo la caverna immagine del cosmo, questa luce proveniente dall’esterno sarà necessariamente extra cosmica. Si noti come quest’immagine è la stessa narrata nel famoso mito della caverna di Platone. E come il raggio di sole cade dallo zenit a tracciare la via diritta che porta al principio, così la direzione dell’uscita dovrebbe essere lungo l’asse verticale, lo stesso asse che l’iniziato ha percorso sin dall’ingresso, in senso ascendente. La caverna diventa così solo una tappa del percorso.

A questo punto, si vedrà che tale descrizione viene meglio rappresentata sostituendo all’asse verticale una sua proiezione da nord a sud sul piano terrestre. Infatti, a rigor di logica, il discorso sin qui fatto in termini verticali comporterebbe che l’iniziato entri nella caverna dal punto opposto a quello da cui esce dopo l’iniziazione ai grandi misteri, ossia che entri dal fondo della terra per uscire dalla volta. Questa rappresentazione, per quanto rigorosa, risulta poco pratica nell’applicazione nello spazio terrestre. In termini solari, dunque, l’asse verticale nord-sud sarà proiettato sul piano orizzontale: essendo il nord il punto che indica l’alto, a nord sarà collocata la porta degli dei, attraverso la quale si esce dalla caverna per non tornarvi; a sud si situerà invece la porta degli uomini. A questa corrispondenza spaziale si unisce d’altronde una corrispondenza temporale legata al ciclo annuale. Si consideri a questo proposito il percorso annuale del sole nel cielo come diviso in due metà: la metà ascendente, che ha origine dal solstizio invernale e porta al risveglio della vita; la metà discendente, per converso, è quella che dal punto più alto vede il sole scendere e la natura addormentarsi. Sulla base di questa considerazione, i due ingressi della caverna saranno in corrispondenza con le due porte solstiziali che aprono al ciclo ascendente e discendente del sole. Il nord coinciderà con il solstizio d’inverno, e il sud con il solstizio d’estate, nonostante il punto in cui il sole si trova al solstizio d’inverno sia il più basso del cammino. Questa apparente contraddizione è d’altronde in accordo con il principio di analogia, secondo cui ciò che è in alto (nell’ordine celeste) è come ciò che è in basso (nell’ordine terrestre) o, citando il detto evangelico, i primi (nell’ordine principiale) sono gli ultimi (nell’ordine manifestato).

Con un’inversione rispetto al senso comune, dunque, il momento in cui il sole è più alto nell’ordine spirituale, dal punto di vista terrestre, non sarà il mezzogiorno ma la mezzanotte; non a caso infatti la nascita di Gesù nel simbolismo cristiano è posta alla mezzanotte del solstizio d’inverno, ponendosi così in doppia corrispondenza con la porta degli dei. Nello stesso senso si può anche intendere il detto islamico secondo cui la notte è meglio del giorno, che sancisce la superiorità del non manifestato rispetto al manifestato.

BIBLIOGRAFIA

Ventura (trad.): “Il Corano”, Mondadori

M.A. Amir-Moezzi (cur.): “Dizionario del Corano”, Mondadori

P. Nutrizio: “La caverna cosmica e le porte solstiziali”, in Rivista di Studi Tradizionali nn. 17 e 18

R. Guénon: “Simboli della scienza sacra”, Adelphi

(A cura della Zawiya Ismailiyya d’Italia)

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