Censura preventiva e privilegio nell’attività di stampa e editoria nel XVII e XVIII Secolo: evoluzione della libertà di stampa e analisi delle esperienze europee

Introduzione

Nel corso del XVII e XVIII secolo, l’attività di stampa e editoria in Europa fu profondamente influenzata da due istituti giuridici fondamentali: la censura preventiva e il privilegio. Questi strumenti legali riflettevano le tensioni tra le aspirazioni alla libertà di espressione emergenti e il desiderio delle autorità di mantenere il controllo sull’informazione e sulla diffusione delle idee.

Questa lezione si propone di definire rigorosamente dal punto di vista giuridico questi due istituti e di esaminare come essi furono applicati nelle diverse esperienze dei paesi europei.

Definizione giuridica della censura preventiva

La censura preventiva è un meccanismo legale attraverso il quale un’autorità pubblica, sia essa statale o ecclesiastica, esercita un controllo preliminare sulle opere destinate alla pubblicazione o alla diffusione. Giuridicamente, si configura come una limitazione preventiva del diritto alla libertà di espressione e di stampa, sancito in tempi moderni da varie costituzioni e dichiarazioni dei diritti, ma all’epoca subordinato ad altri interessi considerati superiori.

Questo controllo avviene attraverso una procedura formale in cui l’opera deve essere sottoposta all’esame di un organo censorio prima della pubblicazione. L’autorità competente valuta il contenuto dell’opera per verificare la conformità a leggi, regolamenti e norme morali o religiose vigenti. Solo dopo aver ottenuto un’approvazione ufficiale, spesso materializzata in un’imprimatur o in un’autorizzazione scritta, l’opera può essere legalmente stampata e diffusa.

La giustificazione giuridica della censura preventiva si basa sulla tutela di interessi pubblici quali:

  • Ordine pubblico e sicurezza dello Stato: prevenire la diffusione di idee sovversive o destabilizzanti.
  • Morale pubblica: evitare la circolazione di contenuti considerati immorali o offensivi.
  • Protezione della religione ufficiale: impedire la propagazione di eresie o dottrine contrarie alla fede dominante.

La censura preventiva differisce dalla censura successiva, che interviene dopo la pubblicazione dell’opera, sanzionando eventuali violazioni legali.

Definizione giuridica del privilegio

Il privilegio, nel contesto della stampa e dell’editoria dei secoli XVII e XVIII, è un diritto esclusivo conferito da un’autorità sovrana o governativa a un individuo, una corporazione o un ente. Giuridicamente, il privilegio è un atto sovrano che crea una deroga alle norme generali, concedendo al beneficiario facoltà particolari non estese alla generalità dei soggetti.

Nel settore editoriale, il privilegio si traduceva in:

  • Diritto esclusivo di stampa: il beneficiario poteva stampare e vendere determinate opere o categorie di opere, impedendo ad altri di farlo senza autorizzazione.
  • Monopolio legale: proteggeva l’investimento economico dell’editore, garantendo un ritorno finanziario e incentivando la produzione di opere.
  • Strumento di controllo: permetteva all’autorità concedente di esercitare un controllo indiretto sulla produzione editoriale, vincolando il privilegio al rispetto di determinate condizioni, tra cui l’adesione alle norme censorie.

Il privilegio comportava non solo diritti ma anche obblighi. Il titolare doveva conformarsi alle condizioni stabilite, che potevano includere la qualità tecnica delle stampe, la tiratura e l’obbligo di sottoporre le opere alla censura preventiva.

Esperienze dei paesi europei:

Inghilterra

Il regime di autorizzazione per la stampa in Inghilterra viene superato ufficialmente nel 1695, con la scadenza del Licensing Act, una legge che regolava la stampa attraverso un sistema di licenze e censura preventiva.

Prima di quella data, la stampa inglese era soggetta a controlli severi, sia sotto il regno di Elisabetta I che successivamente durante la monarchia e il periodo della guerra civile inglese. Il Licensing Act del 1662 richiedeva che tutti i materiali stampati fossero approvati e autorizzati dalle autorità governative prima della pubblicazione. Questo dava al governo il potere di controllare strettamente il contenuto delle pubblicazioni, limitando la libertà di espressione e la diffusione di idee politiche o religiose non conformi.

Nel 1695, il Parlamento inglese decise di non rinnovare il Licensing Act, segnando così la fine della censura preventiva ufficiale e aprendo la strada a una stampa più libera. Questo evento è considerato uno dei momenti fondamentali per l’evoluzione della libertà di stampa in Inghilterra e nel mondo anglosassone. Tuttavia, la libertà di stampa non fu immediata o assoluta: rimanevano ancora molte restrizioni e possibilità di punizioni post-pubblicazione (come la diffamazione e il tradimento), ma il superamento del regime di autorizzazione fu un passo cruciale verso la creazione di un ambiente più aperto e liberale per i media.

Dopo la scadenza del Licensing Act nel 1695 in Inghilterra, il principio dell’autocontrollo divenne un meccanismo con cui autori, editori e stampatori assumevano la responsabilità dei contenuti pubblicati senza la necessità di un’autorizzazione preventiva. L’autocontrollo rappresentava una sorta di responsabilità individuale e collettiva per garantire che i materiali pubblicati non violassero le leggi vigenti o non risultassero offensivi per le autorità o per il pubblico.

In cosa consisteva il principio dell’autocontrollo?

  1. Responsabilità post-pubblicazione: Gli autori e gli editori erano consapevoli che, pur non essendoci più una censura preventiva, erano comunque responsabili di ciò che pubblicavano. Se un’opera conteneva contenuti considerati calunniosi, diffamatori, sediziosi o osceni, i responsabili potevano essere perseguiti legalmente e subire sanzioni penali o civili. Questo implicava che dovevano esercitare un’autodisciplina e valutare i rischi associati ai contenuti pubblicati.
  2. Libertà condizionata: Sebbene la fine del regime di autorizzazione avesse permesso una maggiore libertà di stampa, questa non era assoluta. Le leggi sul tradimento, sulla diffamazione e sul libel (diffamazione scritta) continuavano a imporre limiti alla libertà di espressione. Gli editori dovevano quindi tenere conto delle possibili conseguenze legali delle loro pubblicazioni.
  3. Controllo morale e politico: In assenza di una censura preventiva, gli stampatori e gli autori svilupparono una forma di autocensura per evitare la pubblicazione di contenuti che avrebbero potuto offendere la moralità pubblica o risultare politicamente rischiosi. Questo autocontrollo non era solo una questione legale, ma anche sociale, con la stampa che cercava di mantenere una certa rispettabilità per evitare di perdere il sostegno del pubblico o subire ritorsioni politiche.

In pratica, l’autocontrollo diventava una sorta di filtro che sostituiva il controllo governativo diretto, spostando la responsabilità della valutazione del contenuto sui professionisti del settore editoriale. Anche se la libertà di stampa aumentava, il rischio di azioni legali o repressione post-pubblicazione manteneva comunque un clima di prudenza nella produzione e diffusione delle informazioni.

Francia

In Francia, nel XVIII secolo, la situazione della stampa era molto diversa rispetto all’Inghilterra. Anche se alcune riforme e cambiamenti influenzarono il regime della stampa nel corso del secolo, la Francia rimase soggetta a un sistema di censura preventiva e controllo rigido da parte dello Stato e della Chiesa, in gran parte fino alla Rivoluzione francese.

Ecco una panoramica di ciò che accadde:

1. Regime di censura preventiva e monopoli reali

Durante gran parte del XVIII secolo, in Francia esisteva un sistema di censura preventiva molto rigido. Tutte le opere letterarie, giornalistiche e di altro tipo dovevano essere approvate dal Chancelier de France o da altri ufficiali di censura, prima di poter essere stampate e distribuite. Le autorizzazioni venivano concesse tramite privilegi reali. Questo garantiva il controllo politico e morale sui contenuti, e i libri o i giornali che non rispettavano le regole erano soggetti a sequestro e distruzione. Inoltre, la stampa era un monopolio nelle mani di stampatori ufficialmente riconosciuti dal re, chiamati “imprimeurs-libraires.” Essi avevano licenze esclusivi per la stampa e il commercio dei libri, il che rendeva difficile per autori non autorizzati far pubblicare le proprie opere legalmente.

2. Libri clandestini e “letteratura proibita”

Nonostante la censura, il XVIII secolo in Francia vide una fiorente produzione e circolazione di opere clandestine e proibite, soprattutto tra le élite intellettuali. Molti autori dell’Illuminismo, come Voltaire, Montesquieu, Diderot e Rousseau, riuscirono a diffondere le loro opere critiche attraverso canali illegali, stampando i loro libri all’estero (spesso nei Paesi Bassi o in Svizzera) e facendoli circolare di nascosto in Francia. Questa produzione clandestina fu particolarmente rilevante per la diffusione delle idee illuministiche, che sfidavano apertamente il potere monarchico, la Chiesa e le autorità politiche, promuovendo concetti come la libertà di pensiero, la tolleranza religiosa e i diritti naturali.

3. Il caso dell'”Encyclopédie”

Uno degli episodi più importanti legati alla censura nel XVIII secolo fu la vicenda dell'”Encyclopédie” di Diderot e d’Alembert. L’opera fu inizialmente autorizzata, ma a causa delle critiche contro la religione e l’ordine sociale, il progetto subì vari interventi di censura. Le autorità cercarono più volte di fermarne la pubblicazione, ma grazie a manovre diplomatiche e alla stampa clandestina, l’opera fu completata e diffusa. La sua pubblicazione fu una sfida diretta al controllo statale sulle idee.

4. La Rivoluzione francese e l’abolizione della censura

Un cambiamento decisivo si verificò con l’avvento della Rivoluzione francese (1789). Durante i primi anni rivoluzionari, la censura venne formalmente abolita nel 1789, con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che proclamava la libertà di espressione e di stampa. L’articolo 11 della Dichiarazione recitava: “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo: ogni cittadino può quindi parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.” Tuttavia, durante il periodo del Terrore (1793-1794), la libertà di stampa fu nuovamente limitata, con una severa censura che colpì coloro che si opponevano al governo rivoluzionario.

In sintesi, nel XVIII secolo, la Francia vide un contrasto tra un rigido sistema di censura ufficiale e una vivace produzione di opere clandestine, che contribuirono alla diffusione delle idee dell’Illuminismo. Questo ambiente di repressione e opposizione intellettuale culminò nella Rivoluzione francese, che portò inizialmente a una grande apertura nella libertà di stampa, sebbene seguita da nuove restrizioni durante le fasi più radicali del periodo rivoluzionario.

Stati Americani

1. Colonialismo britannico e censura

Negli Stati americani, la situazione della libertà di stampa durante il XVIII secolo si evolse in modo significativo, influenzata sia dal contesto coloniale britannico che dagli ideali rivoluzionari che avrebbero portato alla nascita degli Stati Uniti.

Durante il periodo coloniale, i territori americani erano soggetti alle leggi britanniche, compreso il regime di censura e autorizzazione per la stampa. Le colonie americane, pur avendo un certo grado di autonomia, non godevano di una completa libertà di stampa. La stampa coloniale era controllata e soggetta a limitazioni, e le autorità britanniche esercitavano un certo controllo sui contenuti, soprattutto per impedire la diffusione di idee sovversive o contrarie alla monarchia.

Tuttavia, rispetto all’Inghilterra, il controllo della stampa nelle colonie era meno stringente, anche per via delle grandi distanze e della difficoltà di applicare rigidamente la censura. Di conseguenza, si sviluppò una vivace stampa locale che divenne strumento fondamentale per diffondere idee politiche e sociali.

2. Il caso “Zenger” e la libertà di stampa

Un caso emblematico che contribuì a modellare la libertà di stampa negli Stati americani fu il processo a John Peter Zenger nel 1735. Zenger era l’editore di un giornale di New York, il New York Weekly Journal, che criticava aspramente il governatore coloniale britannico William Cosby. Zenger fu arrestato con l’accusa di diffamazione, ma durante il processo, il suo avvocato, Andrew Hamilton, sostenne che la verità di quanto scritto era una difesa contro l’accusa di diffamazione.

Il verdetto finale assolse Zenger, segnando una svolta importante per la libertà di stampa nelle colonie americane. Anche se il caso non stabilì un principio legale formale, divenne un simbolo della lotta per il diritto di criticare le autorità governative e fu visto come un precursore delle future garanzie costituzionali per la libertà di stampa negli Stati Uniti.

3. La stampa come strumento rivoluzionario

Durante il periodo che precedette la Rivoluzione americana (1765-1783), la stampa giocò un ruolo fondamentale nella diffusione delle idee rivoluzionarie e nella mobilitazione del pubblico contro la dominazione britannica. I giornali divennero una piattaforma per discutere e criticare le tasse imposte dalla Gran Bretagna, come il Stamp Act del 1765, che richiedeva che tutti i materiali stampati nelle colonie portassero un timbro ufficiale a pagamento.

Le pubblicazioni radicali come i pamphlet di Thomas Paine, tra cui il famoso Common Sense (1776), furono ampiamente diffusi e contribuirono a galvanizzare l’opinione pubblica a favore dell’indipendenza dalle politiche britanniche.

4. Costituzione e Bill of Rights: La protezione della libertà di stampa

Dopo la vittoria nella Guerra d’Indipendenza e la creazione degli Stati Uniti d’America, la libertà di stampa fu riconosciuta come uno dei principi fondamentali della nuova nazione. Nel 1791, con l’approvazione del Bill of Rights, la libertà di stampa venne formalmente sancita nel Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che recita:

“Il Congresso non farà alcuna legge che riguardi l’istituzione di una religione, o che ne proibisca il libero esercizio; né che limiti la libertà di parola o di stampa, o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di presentare petizioni al governo per la riparazione dei torti.”

Il Primo Emendamento garantiva, dunque, una libertà di stampa molto più ampia rispetto a quella presente in molti Paesi europei dell’epoca. L’idea era che una stampa libera fosse essenziale per una democrazia funzionante, in grado di criticare il governo e informare i cittadini.

5. Alien and Sedition Acts: Una battuta d’arresto temporanea

Tuttavia, ci furono periodi in cui la libertà di stampa negli Stati Uniti fu minacciata. Un esempio importante fu l’approvazione degli Alien and Sedition Acts del 1798, durante la presidenza di John Adams. Queste leggi, adottate nel contesto delle tensioni con la Francia, limitavano la libertà di espressione e rendevano illegale pubblicare critiche contro il governo federale. Molti giornalisti furono arrestati e perseguiti sotto queste leggi.

Tuttavia, gli Alien and Sedition Acts furono molto impopolari e considerati una violazione del Primo Emendamento. Dopo il termine della presidenza di Adams, furono abrogate e viste come una deviazione temporanea dai principi fondamentali della libertà di stampa negli Stati Uniti.

In sintesi:

Nel XVIII secolo, negli Stati americani, la stampa passò da essere soggetta a controlli coloniali britannici a diventare uno strumento cruciale per la diffusione delle idee rivoluzionarie e per la nascita della democrazia americana. Con l’approvazione del Primo Emendamento nel 1791, la libertà di stampa fu sancita come diritto fondamentale, anche se ci furono momenti di tensione, come con le Alien and Sedition Acts, che temporaneamente limitarono tale libertà.

Italia

In Italia, la storia della libertà di stampa nel XVIII secolo è strettamente legata alle diverse realtà politiche e territoriali che caratterizzavano la penisola.

L’Italia, fino all’Unificazione del 1861, era divisa in una serie di Stati autonomi (Regno di Sardegna, Stato Pontificio, Regno di Napoli, Granducato di Toscana, ecc.), ciascuno con proprie leggi e regolamenti riguardanti la stampa. Di seguito una panoramica delle principali evoluzioni della libertà di stampa nel XVIII secolo in Italia.

1. Controllo della stampa e censura religiosa e politica

Come in gran parte dell’Europa, anche in Italia la stampa fu soggetta a rigidi controlli da parte delle autorità sia religiose che politiche. La Chiesa cattolica, in particolare, esercitava un’influenza preponderante sul controllo della stampa attraverso l’Indice dei libri proibiti, che elencava le opere considerate eretiche o moralmente inaccettabili. Molti Stati italiani, in particolare lo Stato Pontificio, applicavano una censura preventiva che impediva la pubblicazione di opere senza l’autorizzazione delle autorità ecclesiastiche o statali.

Lo Stato Pontificio, dove la Chiesa esercitava il potere temporale, era uno dei territori con il sistema di censura più rigido. Il controllo sui contenuti scritti era strettamente legato alla difesa dei valori religiosi e dell’ordine politico. Anche negli altri Stati, come il Regno di Napoli o il Ducato di Milano, la stampa era soggetta a controlli e autorizzazioni preventive, spesso per evitare la diffusione di idee critiche verso il potere.

2. Illuminismo e riforme in alcuni Stati italiani

Nonostante il controllo rigido della stampa, nel corso del XVIII secolo si assistette a un parziale allentamento della censura in alcuni Stati italiani, soprattutto grazie all’influenza del pensiero illuminista e all’ascesa di monarchi riformatori.

  • Toscana sotto Pietro Leopoldo: Uno degli esempi più significativi è il Granducato di Toscana sotto il governo di Pietro Leopoldo di Lorena, che regnò dal 1765 al 1790. Pietro Leopoldo, influenzato dagli ideali illuministici, avviò una serie di riforme politiche e sociali che inclusero anche una maggiore apertura alla libertà di stampa. Nel 1786, la Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte, e la politica del Granduca favorì una maggiore diffusione di opere illuministiche e una riduzione della censura, pur rimanendo limitata rispetto a standard moderni.
  • Lombardia sotto gli Asburgo: Anche nel Ducato di Milano, sotto il dominio austriaco degli Asburgo, ci furono tentativi di riforma. L’imperatrice Maria Teresa d’Austria e suo figlio Giuseppe II promossero un certo grado di tolleranza e modernizzazione, riducendo la censura in alcuni ambiti e permettendo una più ampia diffusione delle idee illuministe, sebbene sotto controllo statale.
  • Regno di Napoli sotto Ferdinando IV: Anche nel Regno di Napoli, specialmente sotto il ministro riformista Tanucci durante il regno di Ferdinando IV, si cercò di ridurre l’influenza della Chiesa e di promuovere una maggiore apertura intellettuale. Tuttavia, le restrizioni sulla stampa rimasero in vigore, e l’autocensura era comune tra gli intellettuali per evitare rappresaglie.

3. L’influenza della Rivoluzione francese

Verso la fine del XVIII secolo, la Rivoluzione francese ebbe un impatto significativo sull’Italia. Gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità iniziarono a diffondersi tra gli intellettuali italiani, e i principi di libertà di stampa furono largamente dibattuti.

Durante le campagne napoleoniche, diversi Stati italiani furono trasformati in repubbliche sorelle della Francia (come la Repubblica Cisalpina e la Repubblica Partenopea), e in questi contesti si cercò di applicare i principi rivoluzionari, inclusa una maggiore libertà di espressione e stampa.

Tuttavia, questi esperimenti furono di breve durata e, con la Restaurazione dopo il Congresso di Vienna del 1815, la maggior parte degli Stati italiani ripristinò i controlli rigidi sulla stampa, annullando molte delle riforme introdotte in precedenza. Il ritorno alla censura e al controllo statale caratterizzò l’inizio del XIX secolo fino alle rivoluzioni del 1848.

4. Stampa clandestina e circolazione delle idee

Durante tutto il XVIII secolo, nonostante i controlli statali e religiosi, una vivace stampa clandestina si sviluppò in diverse parti d’Italia, soprattutto nelle città più cosmopolite come Venezia, Firenze, Milano e Napoli. Gli intellettuali illuministi italiani, come Cesare Beccaria, Alessandro Verri e Antonio Genovesi, contribuirono alla diffusione di idee riformiste e illuministe attraverso pamphlet, lettere e libri che spesso circolavano clandestinamente o venivano stampati all’estero e poi contrabbandati in Italia.

Le opere più critiche verso il potere politico o religioso venivano spesso pubblicate in Svizzera, Francia o nei Paesi Bassi e poi importate segretamente. Questa stampa clandestina contribuì a diffondere il pensiero illuminista e a porre le basi per le future battaglie risorgimentali e per la nascita del liberalismo italiano.

In sintesi:

Nel XVIII secolo, in Italia, la stampa fu in gran parte soggetta a censura e controlli da parte sia delle autorità religiose che di quelle politiche.

Tuttavia, l’influenza del pensiero illuminista portò a un parziale allentamento della censura in alcuni Stati italiani, come la Toscana e la Lombardia, dove monarchi riformatori introdussero cambiamenti che permisero una maggiore libertà di espressione.

Nonostante ciò, la censura rimase prevalente, e fu solo con l’arrivo delle idee rivoluzionarie francesi e, più tardi, con il Risorgimento, che la libertà di stampa cominciò a essere seriamente rivendicata.

Germania

In Germania, durante il XVIII secolo, la stampa e la libertà di espressione furono soggette a un complesso sistema di controllo, influenzato dalla frammentazione politica del Sacro Romano Impero e dalla crescente diffusione delle idee illuministe.

Ecco una panoramica di ciò che accadde in Germania durante questo periodo:

1. Frammentazione politica e controllo locale

A differenza di Stati più centralizzati come la Francia o l’Inghilterra, la Germania nel XVIII secolo era frammentata in molti Stati e principati all’interno del Sacro Romano Impero. Ogni Stato, città libera o principato aveva le proprie leggi, regolamenti e norme sulla stampa, il che creava una situazione molto eterogenea. Alcuni Stati erano più tolleranti riguardo alla stampa, mentre altri mantenevano un rigido controllo attraverso la censura preventiva e la repressione.

In molte di queste aree, la stampa era controllata sia dalle autorità secolari che da quelle religiose. La Chiesa cattolica e le autorità protestanti mantenevano un’influenza significativa, soprattutto nelle regioni cattoliche del sud della Germania, dove la censura ecclesiastica era molto rigida.

2. Censura preventiva e repressione

In generale, la stampa in Germania nel XVIII secolo era soggetta a censura preventiva, simile a quanto accadeva in altri Paesi europei. Le pubblicazioni dovevano essere approvate dalle autorità locali o imperiali prima di poter essere diffuse. La censura si applicava soprattutto ai contenuti considerati pericolosi dal punto di vista politico, religioso o morale.

Tuttavia, come in altri Paesi, anche in Germania la censura non riusciva a contenere completamente la circolazione di opere clandestine o critiche. Molti autori e intellettuali cercavano di aggirare la censura pubblicando le loro opere in Stati più liberali o all’estero e poi distribuendole illegalmente.

3. Illuminismo tedesco e la stampa

Durante il XVIII secolo, la diffusione delle idee dell’Illuminismo ebbe un forte impatto anche sulla Germania. Filosofi come Immanuel Kant, Gotthold Ephraim Lessing e Moses Mendelssohn utilizzarono la stampa per diffondere idee di tolleranza religiosa, razionalismo e critica al potere autoritario. Kant, in particolare, nel suo saggio Risposta alla domanda: Che cos’è l’Illuminismo? del 1784, affermò che la libertà di pensiero era fondamentale per l’emancipazione intellettuale dell’umanità.

Nonostante la censura, le idee illuministe circolavano ampiamente nelle università e attraverso i giornali e i pamphlet. Alcuni Stati tedeschi, come la Prussia sotto Federico II, erano più aperti alla diffusione di queste idee, pur mantenendo il controllo sulle pubblicazioni che avrebbero potuto destabilizzare l’ordine politico.

Federico II di Prussia, noto anche come Federico il Grande, è un esempio di monarca illuminato che incoraggiò la diffusione della cultura e del sapere. Sotto il suo governo (1740-1786), la censura fu relativamente moderata rispetto ad altri Stati tedeschi, anche se continuava a esistere un certo controllo sulle pubblicazioni critiche nei confronti dello Stato o della religione.

4. Stampa clandestina e circolazione delle idee

Similmente ad altre parti d’Europa, anche in Germania la stampa clandestina giocò un ruolo cruciale nella diffusione delle idee proibite. Le opere critiche o ritenute pericolose venivano spesso stampate all’estero, soprattutto in Svizzera o nei Paesi Bassi, e successivamente contrabbandate in Germania. La diffusione di pamphlet, libri e giornali proibiti continuava a essere una delle principali modalità con cui le idee illuministiche si diffondevano nella società tedesca.

La rivista “Berlinische Monatsschrift”, ad esempio, fu una delle principali pubblicazioni durante il periodo dell’Illuminismo tedesco. Pubblicata tra il 1783 e il 1796, divenne un importante forum per il dibattito intellettuale e la discussione delle idee illuministe, malgrado le restrizioni censorie.

5. La Rivoluzione francese e l’impatto sulla Germania

La Rivoluzione francese ebbe un impatto profondo anche sulla stampa tedesca alla fine del XVIII secolo. Le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza cominciarono a penetrare anche in Germania, dove intellettuali e filosofi discutevano con entusiasmo o timore le implicazioni della rivoluzione. Tuttavia, la risposta delle autorità tedesche fu generalmente repressiva, con un inasprimento della censura per prevenire la diffusione di idee rivoluzionarie all’interno dei propri confini.

Molti giornali e pubblicazioni che simpatizzavano per la Rivoluzione francese furono chiusi, e la censura divenne più severa, specialmente durante le guerre rivoluzionarie francesi e l’occupazione napoleonica di parte della Germania.

In sintesi:

Nel XVIII secolo, la stampa in Germania fu fortemente influenzata dalla frammentazione politica del Sacro Romano Impero, con diversi Stati che applicavano norme di censura differenziate. La censura preventiva era prevalente, ma le idee illuministiche trovarono comunque modi per diffondersi, grazie anche a un’editoria clandestina e alla pubblicazione all’estero. Filosofi come Kant e Lessing contribuirono alla diffusione di concetti di tolleranza e libertà di pensiero. La Rivoluzione francese provocò infine un rafforzamento della censura, poiché le autorità temevano la diffusione delle idee rivoluzionarie.

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