Dialettica trascendentale

Come si è visto, la forma dei giudizi … produce categorie, che dirigono ogni uso dell’intelletto nell’esperienza. Allo stesso modo, possiamo attenderci che la  forma dei sillogismi, se applicata all’unità sintetica delle intuizioni, secondo la norma delle categorie, conterrà l’origine di particolari concetti a priori, che possiamo chiamare concetti puri della ragione, o idee trascendentali, e che determineranno l’uso dell’intelletto nella totalità dell’esperienza, secondo principi.

La funzione della ragione nelle sue inferenze, come si è detto, consiste nell’universalità della conoscenza secondo concetti, e il sillogismo stesso è un giudizio, che viene determinato a priori nell’intera estensione della sua condizione. La proposizione: Caio è mortale, io potrei anche attingerla dall’esperienza, semplicemente mediante l’intelletto. Io cerco tuttavia un concetto, contenente la condizione, sotto cui venga dato il predicato (asserzione in generale) di questo giudizio (ossia, qui io cerco il concetto di uomo); e dopo di aver sussunto il predicato sotto questa condizione, presa in tutta la sua estensione (tutti gli uomini sono mortali), io determino allora in conformità la conoscenza del mio oggetto (Caio è mortale).

Nella conclusione di un sillogismo, perciò, noi restringiamo un predicato ad un certo oggetto, dopo aver pensato tale predicato – nella premessa maggiore – in tutta la sua estensione, sotto una certa condizione. Questa quantità completa dell’estensione, in riferimento a una tale condizione, si chiama l’universalità (universalitas). A questa corrisponde, nella sintesi delle intuizioni, la totalità (universitas) delle condizioni. Il concetto trascendentale della ragione, perciò, non è altro che il concetto della totalità delle condizioni, per un condizionato che sia dato. Ora, poiché è soltanto l’incondizionato che rende possibile la totalità delle condizioni, e poiché viceversa la totalità delle condizioni è sempre essa stessa incondizionata, allora un concetto puro della ragione, in generale, può essere spiegato come concetto dell’incondizionato, in quanto contiene un fondamento per la sintesi del condizionato.

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Per idea, io intendo un concetto necessario della ragione, cui non può essere dato, nei sensi, alcun oggetto corrispondente. I concetti puri della nostra ragione -considerati ora – sono perciò idee trascendentali. Essi sono concetti della ragione pura, poiché considerano ogni conoscenza di esperienza come determinata da una totalità assoluta di condizioni. Essi non sono escogitati arbitrariamente, ma proposti dalla natura stessa della ragione, e si riferiscono quindi necessariamente all’intero uso dell’intelletto. Infine, essi sono trascendenti e oltrepassano i limiti di ogni esperienza: in questa non potrà dunque presentarsi mai un oggetto, che sia adeguato all’idea trascendentale.

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Qui ci occupiamo, non già di una dialettica logica, che astragga da ogni contenuto della conoscenza e riveli unicamente la falsità dell’illusione nella forma dei sillogismi, bensì una dialettica trascendentale, che deve contenere, interamente a priori, l’origine di certe conoscenze basate sulla ragione pura, e di certi concetti dedotti, il cui  oggetto non può essere dato empiricamente, e che si trovano perciò completamente al di fuori della facoltà dell’intelletto puro.

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Tutti i concetti puri in generale, orbene, hanno a che fare con l’unità sintetica delle rappresentazioni, mentre i concetti della ragione pura (idee trascendentali) hanno a che fare con l’unità sintetica incondizionata di tutte le condizioni in generale. Di conseguenza, tutte le idee trascendentali si possono disporre in tre classi: la prima di queste contiene l’unità assoluta (incondizionata) del soggetto pensante; la seconda, l’unità assoluta della serie delle condizioni dell’apparenza; la terza, l’unità assoluta della condizione di tutti gli oggetti del pensiero in generale.

Il soggetto pensante è l’oggetto della psicologia, l’insieme di tutte le apparenze (il mondo) è l’oggetto della cosmologia, e la cosa, che contiene la suprema condizione della possibilità di tutto ciò che può essere pensato (l’ente di tutti gli enti) è l’oggetto della teologia. Così, la ragione pura fornisce l’idea per una dottrina trascendentale dell’anima (psychologia rationalis), per una scienza trascendentale del mondo (cosmologia rationalis), e, infine, anche per una conoscenza trascendentale di Dio (theologia transcendentalis). Senza dubbio, dall’intelletto non proviene neppure un semplice schizzo del l’una o dell’altra di queste scienze, quand’anche l’intelletto sia connesso col più alto uso logico della ragione, cioè con tutte le inferenze possibili, al fine di procedere da un oggetto di tale uso (apparenza) a tutti gli altri, sino ai termini più remoti della sintesi empirica. Tale schizzo, piuttosto, è unicamente un puro e autentico prodotto -o anche problema – della ragione pura.

Kant, Critica della ragione pura, Dialettica trascendentale

 

 

 

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