Il silenzio

Dovrei essere in pace. Ho capito. Non dicevano alcuni di coloro che la salvezza giunge quando si è realizzata la pienezza della conoscenza?

Ho capito. Dovrei essere in pace. Chi diceva che la pace sorge dalla contemplazione dell’ordine, dell’ordine compreso, goduto, realizzato senza residui, gioia, trionfo, cessazione dello sforzo? Tutto è chiaro, limpido, e l’occhio si posa sul tutto e sulle parti, e vede come le parti cospirassero al tutto, coglie il centro donde scorre la linfa, il soffio, la radice dei perché …

Dovrei essere estenuato dalla pace. …

….

Ma perché il capire non mi dà pace? Perché amare il Fato, se ti uccide tanto quanto la Provvidenza e il Complotto degli Arconti? Forse non ho ancora capito tutto, mi manca uno spazio, un intervallo.

Dove ho letto che al momento finale, quando la vita, superficie su superficie, si è incrostata di esperienza, sai tutto, il segreto, il potere e la gloria, perché sei nato, perché stai morendo, e come tutto avrebbe potuto andare diversamente? Sei saggio. Ma la saggezza maggiore, in quel momento, è sapere che l’hai saputo troppo tardi. Si capisce tutto quando non c’è più nulla da capire.

Ora so qual è la Legge del Regno, della povera, disperata, smandrappata Malkut in cui si è esiliata la Saggezza, andando a tastoni per ritrovare la propria lucidità perduta. La verità di Malkut, l’unica verità che brilla nella notte delle sefirot, è che la Saggezza si scopre nuda in Malkut, e scopre che il proprio mistero sta nel non essere, se non per un momento, che è l’ultimo. Dopo ricominciano gli Altri.

E con gli altri i diabolici, a cercare abissi dove si celi il segreto che la loro follia è.

….

Mi fa male pensare che non vedrò più Lia e il bambino, la Cosa, Giulio, la mia Pietra Filosofale. Ma le pietre sopravvivono da sole. Forse sta vivendo ora la sua Occasione. Ha trovato una palla, una formica, un filo d’erba, e vi sta vedendo in abisso il paradiso. Anche lui lo saprà troppo tardi. Sarà buono, e bene, che consumi così, da solo, la sua giornata.

….

È notte alta, sono partito da Parigi questa mattina, ho lasciato troppe tracce. Hanno fatto in tempo a indovinare dove sono. Tra poco arriveranno. Vorrei aver scritto tutto ciò che ho pensato da questo pomeriggio a ora. Ma se Essi lo leggessero, ne trarrebbero un’altra cupa teoria e passerebbero l’eternità a cercare di decifrare il messaggio segreto che si cela dietro la mia storia. È impossibile, direbbero, che costui ci abbia raccontato solo che si stava prendendo gioco di noi. No, magari lui non lo sapeva, ma l’Essere ci lanciava un messaggio attraverso il suo oblio.

Che io abbia scritto o no, non fa differenza. Cercherebbero sempre un altro senso, anche nel mio silenzio. Sono fatti così. Sono ciechi alla rivelazione. Malkut è Malkut e basta.

Ma vaglielo a dire. Non hanno fede.

E allora tanto vale star qui, attendere, e guardare la collina.

È così bella.

Eco, Il pendolo di Focault

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