Riflessioni sulle origini e sul metodo del Rito Scozzese Antico e Accettato

INTRODUZIONE

La riflessione sulle origini e sul metodo del RSAA nasce prima di tutto sulla base dell’osservazione della sua struttura e dalla presa d’atto della coerenza interna al sistema dei gradi, confermata, ogni volta di più, man mano che nuovi spunti arrivano ad arricchire la riflessione stessa.

È evidente il fatto che tale coerenza interna possa riuscire non chiara a chi ancora non ha percorso in parte o totalmente l’intera strada che il pensiero scozzese predispone. Ma proprio per questo appare importante porre alcuni principi fondamentali che possano guidare il cammino di conoscenza dentro i binari della Ritualità e della Tradizione.

Tali principi sono da ricercare prima di tutto nelle ragioni che hanno determinato la nascita degli Alti Gradi. Gli studiosi ne individuano diverse e di differenti tipologie, dalla più banale, che consiste nella volontà di conferire titoli altisonanti a ceti sociali in cerca di legittimazione, alla più profonda esigenza di preservare le varie fonti culturali che stavano a presupposto della Massoneria, a quella sapienziale che riguarda il senso ultimo di un ordine iniziatico, causa e fine, ben oltre le forme di manifestazione contingenti.

Nello sviluppo di questo lavoro ho operato delle scelte sulle fonti, tralasciando tantissimi altri studiosi che avrebbero meritato e meritano tutta la nostra attenzione. È una questione di limiti che non consentono di allargare l’analisi.

In fondo si tratta di riflessioni che hanno lo scopo di sollecitarne altre e chiaramente non di esaurire l’indagine.

Origine

“Il Rito Scozzese Antico ed Accettato nasce, per la storia, il 31 maggio 1801 a Charleston con la costituzione del primo Supremo Consiglio del mondo; che, per tale motivo, si denomina ancora oggi Supremo Consiglio Madre del mondo. È del tutto evidente che un organismo così complesso non può avere avuto una breve gestazione. Molte sono le necessità (le necessità, a mio sommesso parere, e non i casi) che ne hanno portato a compimento la nascita” (Enrico Simoni, Rito Scozzese Antico e Accettato. Cenni storici).

La riflessione sulle origini e sul metodo del R.S.A.A. parte da questa fondamentale premessa, posta con la consueta sapiente sobrietà da Enrico Simoni. Due indicazioni possiamo inizialmente trarne:

1)La preparazione (gestazione) ha richiesto un tempo non breve;

2)la costituzione del nuovo Rito era, evidentemente, necessaria.

Sulle necessità

In ordine alla proliferazione di sistemi di Alti Gradi e alla conseguente pericolosa confusione

“…Nondimeno i recenti e pressanti rapporti che in questi ultimi tempi ci sono stati inviati da ogni parte, ci dimostrano l’urgenza che c’è di opporre un valido ostacolo allo spirito d’intolleranza, di settarismo, di scissione e di anarchia che recenti innovatori si sforzano di far sorgere fra i Fratelli, mirando a disegni più o meno ristretti, irriflessivi e biasimevoli, presentati sotto forme speciose, capaci di sviare la vera Massoneria snaturandola dallo scopo per raggiungere così il deprezzamento e lo sfacelo dеll’Ordine. Noi stessi riconosciamo questa urgente necessità, edotti, istruiti di tutto quello che oggi avviene negli Stati vicini della nostra Monarchia. Queste ragioni ed altre considerazioni non meno gravi, ci spingono pertanto a raccogliere e riunire in un sol corpo Massonico tutti i Riti del Regime Scozzese, le dottrine dei quali siano generalmente riconosciute essere più identiche a quеllе della primitiva istituzione, che tendono allo stesso scopo e сhе, essendo i rami principali di uno stesso albero, differiscono fra loro soltanto per formule, già chiarite fra le molte e che é facile conciliare. Questi Riti sono quelli сhе vanno sotto il nome di Antico, di Heredom o di Hairdom, dell’Oriente di Killwinning, di S. Andrea, degli Imperatori d’Oriente e d’Oсcidente, di Principe del Reale Segreto o della Perfezione, della Filosofia ed il Rito recentemente detto Primitivo. Pertanto, avendo accettato per base della nostra riforma conservatrice il titolo del primo di questi Riti ed il numero dei Gradi gerarchici dell’ultimo, li dichiariamo fino da ora riuniti ed uniti in un sol Ordine, che professando i dogmi e le pure dottrine della Massoneria primitiva, conterrà tutti i sistemi dei Rito Scozzese riuniti sotto il titolo di RITO SCOZZESE ANTICO ACCETTATO (Preambolo alle Grandi Costituzioni del 1786).

La necessità sorge, dunque, come conseguenza della proliferazione di sistemi di Alti Gradi che ormai era ritenuta fuori controllo e che minacciava la stabilità dell’intera istituzione massonica. Bisognava individuare i sistemi coerenti con lo spirito della “primitiva istituzione” e fonderli, abbandonando al loro destino tutti gli altri. Unificazione e legittimazione, quindi, per portare Ordine nel Caos.

Anche qui possiamo trarre alcune indicazioni fondamentali:

1)Il R.S.A.A. unifica tutti i Riti precedenti del Regime Scozzese in base ad una precisa valutazione di compatibilità, che riguarda l’insegnamento iniziatico e, quindi, lo scopo ultimo;

2)Il nuovo sistema opera scelte precise sulla progressione dei Gradi, trovando la coerenza interna che rende conseguenziale il grado successivo rispetto a quello precedente.

Queste conclusioni si rendono necessarie, ancorché prospettate come opinioni personali (naturalmente), perché non tutti gli studiosi del R.S.A.A. individuano la coerenza interna del Sistema Scozzese.

Articolata, a titolo di esempio, è l’opinione di Yves Hivert-Messeca: “Il termine patchwork sembrerebbe adatto, il che non implica che il RSAA sia incoerente, ma che la sua coerenza e razionalità non risultano evidenti di primo acchito. È inutile voler vedere in esso una progressione graduale, un grado dopo l’altro.

… Non è opportuno cercare una logica generale sulla progressione dei 33 gradi. La coerenza del RSAA è altrove …

Ciò che ha presieduto alla sua costruzione non è una volontà di programmazione. La coesione del RSAA viene dal fatto che i suoi successivi costruttori hanno, in modo deliberato o implicito, cercato di farne un’organizzazione con pretese universalistiche, cosmopolita ed ecumenica. La regola del bricolage è semplice: tutto ciò che è bene deve esservi inserito”.

Perché gli Alti Gradi

In ordine alla penetrazione della Massoneria in sistemi sociali diversi da quello dell’Inghilterra

Tra il 1725 e il 1735 la Massoneria viene esportata, immediatamente in Francia e successivamente in tutta Europa. Ma questa ulteriore diffusione riguarda un modello di Massoneria mutato rispetto a quello originario.

“La frazione della società francese in cui la Massoneria fu introdotta e diffusa era estranea a ogni forma di uguaglianza tra persone di diverso rango, e in verità non sapeva che farsene di un’istituzione che le proponeva di rappresentare operai delle costruzioni, anche se erano altamente qualificati e lavoravano sotto l’egida di Re Salomone. L’origine operaia proclamata dagli inglesi non aveva dunque alcuna opportunità di soddisfare le aspirazioni dei massoni francesi. …Era necessario che la Massoneria francese si adattasse alla struttura della società. La soluzione adottata consistette nell’aggiungere ai tre gradi giunti dall’Inghilterra una serie di gradi o fasi contraddistinti da titoli che riflettevano la situazione sociale degli adepti. …(In più) Il Cavalier Ramsay inventò una nuova origine per i massoni. La soluzione che egli proponeva era impeccabile: la Massoneria era stata portata in Occidente dagli Ospedalieri di San Giovanni.

Quindi la via è aperta, e la Massoneria non è più un’istituzione di operai, ma vanta nobili antenati e quando i primi Alti Gradi compaiono si modellano sulla società civile, con la sua scala di rapporti subordinati, ma con una differenza essenziale: nella Massoneria, il rango, il grado e la funzione sono attribuiti, almeno ufficialmente, per merito e non solo per nascita. ….Da quel momento in poi la Massoneria rappresenta l’ambiente in cui il sogno sociale diviene realtà” (Michel L. Brodsky, Prefazione al testo Simbolica dei gradi di perfezione e degli ordini di saggezza, di Irene Mainguy).

Esigenze di promozione della Massoneria, dunque, che però segna un momento di trasformazione delle società, ponendo le basi del superamento del potere tradizionale (dinastico) in favore di quello che Weber avrebbe definito il potere “legal-razionale”.

In ordine alla conservazione dei fondamenti tradizionali

“Dall’esame storiografico, infatti, si evince che alla base vi fu un’esigenza culturale, per studiare – nell’ambito massonico – molteplici tradizioni del passato, conservandone la memoria attraverso precisi gradi iniziatici e con richiami simbologici, per trasfonderle in una ulteriore ricerca nel cammino esoterico-iniziatico, riconducendole però strutturalmente nel solco dell’Universalismo massonico e dei Principi basici della Massoneria.

La caratteristica del c.d. “Sistema Scozzese” va individuata nell’indirizzo eclettico che esso ebbe fino dai suoi prodromi e nelle prime fasi formative nel 1700. Tale indirizzo era scevro da ogni sudditanza dogmatica e fideistica, rivolto alla “tesaurizzazione” di quanto di meglio avesse prodotto il pensiero umano nei secoli – anzi nei millenni – al fine di stimolarne lo studio e preservare il ricordo, senza fare con ciò scelte dogmatiche.

Questo ha consentito al R.S.A.A. di esercitare una sua funzione di amalgama, di attrazione, di osmosi di Logge aderenti ad altri Riti – molti dei quali confluirono nel Sistema Scozzese o finirono nell’oblio – ed in molti paesi la stessa Massoneria azzurra finì con l’identificarsi con tale indirizzo eclettico, e ciò avvenne anche in Italia.

Questa tesaurizzazione rivela un costante riferimento a quello che in senso lato possono definirsi concezioni Umanistiche che per secoli hanno solcato le filosofie, le religioni, le culture, l’arte, un certo modo di concepire la vita, l’etica, il vivere sociale e che s’impernia in un principio di tolleranza e di libertà di pensiero e di coscienza e che ha avversato tutte le tirannie e le teocrazie” (Bonvicini, Le origini del Rito Scozzese Antico e Accettato).

Indicazioni molto importanti possiamo trarre da questo contributo:

1)Il “Sistema Scozzese”, e quindi il Pensiero Scozzese, ha un indirizzo eclettico;

2)Tale indirizzo era (ed è) privo di ogni sudditanza dogmatica e fideistica;

3)Conseguentemente, ogni scelta dogmatica o fideistica è controiniziatica e confligge completamente con lo Scozzesismo.

4)Il Metodo Scozzese rappresenta lo sviluppo di questi principi e dona la forma attraverso la quale il Pensiero Scozzese si manifesta ai Maestri del Rito.

Un’altra fondamentale indicazione ci viene dallo stesso Bonvicini:

 “Poco importa se il R.S.A.A., sul piano storiografico, nelle sue origini non ha un padre fondatore ben delineato – come invece è avvenuto per molti Riti – perché anzi, non averlo avuto va ascritto positivamente perché, diversamente da altri Riti – non vi è stata una “invenzione” o la scelta creativa di una mente, o di un gruppo, con una precisa scelta di fisionomia, ma vi è stata una graduale opera di meditazione, di amalgama, di fusione con altre realtà ritualistiche, che inoltre erano tutte di tipo eclettico, cioè senza “scelte di campo” di natura dogmatica, ed in particolare religiosa.

In questa lenta opera il R.S.A.A. si è forgiato”.

Quindi, il Rito Scozzese, nelle Sue origini e nel Suo Metodo, non è l’opera di uno e non si presta ad essere, neanche nel Suo sviluppo individuale e istituzionale, l’opera di uno. In nessun senso. Si dice spesso che il lavoro interiore sia un lavoro individuale e questo è certamente vero, a patto di non confondere la crescita che ognuno ottiene lavorando su se stesso con la metodologia che la Massoneria utilizza. Fin dal primo grado, origine della via iniziatica scozzese, il lavoro è collettivo e fondato sulla pluralità e sul reciproco ascolto.

Questa regola non viene mai smentita, ma casomai trova sviluppi via via più profondi, coerenti con la crescita personale.

E dentro questa regola noi dobbiamo cercare le ragioni più profonde del Rito Scozzese Antico e Accettato, quelle cioè che riguardano il senso ultimo di un Ordine Iniziatico Tradizionale, al di là di ogni contingenza storica. Tutte le scelte fatte nella creazione del Rito Scozzese sono state finalizzate a creare un sistema che ci rendesse capaci, praticandolo e interiorizzandolo, di salire fino alla Causa Ultima, nella quale consiste la Sapienza, come ci insegna Aristotele e come è chiaramente evidenziato negli Statuti del RSAA.

FSV

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