Al di fuori del nichilismo dell’occidente, il senso essenziale del pensiero è l’apparire del tutto. E l’apparire è eterno, come ogni ente. Ed è l’apparire della propria eternità. L’apparire eterno non è qualcosa che vada cercato lontano: è anzi il più vicino: anzi è la dimensione rispetto alla quale le cose possono essere dette lontane o vicine. In questo senso, è l’apparire attuale; ma non perché questa attualità abbia qualcosa a che vedere col senso occidentale dell'”atto”. L’apparire attuale è l’apparire che appare: se è detto “attuale”, la sua “attualità” indica il suo differire dall’apparire che rimane nascosto. (E quest’ultimo è proprio l’apparire dove il Tutto non appare nascondendosi – questo apparire nascondendosi è appunto l’apparire attuale -, ma appare nella ricchezza concreta e piena delle sue determinazioni).
Questo attuale apparire del Tutto è l’apparire che da millenni e già da sempre e per sempre illumina il Tutto. Questo, in cui appare il nostro mondo, e la storia dell’Occidente, e l’intera vicenda dei mortali. Questo, che non è opera degli uomini e degli dei (e in cui appare l’alienazione dell’operare). I millenni della storia scorrono al suo interno.
Nella Necessità di questo suo senso, il pensiero non è gesto, atto, opera, azione, ma il luogo in cui sopraggiunge ogni gesto, atto, opera, azione (i quali, nella loro essenza, sono la persuasione, la volontà, la fede di gestire, agire, operare). È anzi, il pensiero, il luogo in cui sopraggiunge la terra, ossia tutto ciò che può sopraggiungere. In quanto è l’apparire di tutto ciò che appare, esso non sopraggiunge e non si allontana, perché il sopraggiungere e l’allontanarsi significano l’entrare nell’apparire e l’uscire da esso. Il pensiero non è il gesto e il lampo, ma la ferma volontà del cielo, in cui procedono e si alternano le costellazioni dell’essere, gli eterni astri del “Sentiero della Notte” (gli eterni astri della vicenda del mortale e della storia dell’Occidente) e, se è necessario che si manifestino, gli eterni astri del “Sentiero del Giorno”. E anche ciò che nel linguaggio dei mortali viene chiamato “i nostri pensieri”, “i nostri sentimenti”, “i nostri stati d’animo”, “i nostri atti di volontà”, sono essi stessi astri eterni dell’essere, che entrano ed escono dalla volta eterna dell’apparire, ossia dal cerchio stabile in cui consiste il senso autentico del pensiero. Non guidati o voluti da uomini o da dei (quindi nemmeno dal dio di Gesù), appartengono alla terra, che è accompagnata dal Destino attraverso la volta dell’apparire. La volta del cielo, come lo stabile suolo, non ha alcuna “agilità” – non è un agere, un “mettersi in movimento”, uno spiccare il volo. Ogni volo si compie al suo interno, e non è “spiccato”, cioè distaccato dal Destino che conduce nell’apparire gli astri eterni dell’essere.
Severino, La struttura originaria
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